Il report di sostenibilità

31.08.2024 - Tempo di lettura: 6'
Il report di sostenibilità

Il report di sostenibilità è uno strumento molto utile per imprese e PMI per misurare l’impatto ambientale, sociale ed economico delle aziende. Sono diversi i vantaggi della costruzione del report, soprattutto a livello reputazionale e nella relazione con gli stakeholder

Negli ultimi anni l’attenzione alla sostenibilità è diventata un aspetto centrale per aziende e stakeholder.

L’interesse crescente verso pratiche commerciali responsabili e sostenibili ha portato all’utilizzo sempre crescente del report di sostenibilità, uno strumento fondamentale per misurare e comunicare l’impatto ambientale, sociale ed economico delle organizzazioni.

La compliance agli obiettivi ESG garantisce diversi vantaggi in termini reputazionali e di opportunità di business. In tale ottica la costruzione del report di sostenibilità è fondamentale per la comunicazione delle pratiche messe in campo dalle imprese.

Lo strumento permette, infatti, di “scattare una fotografia” degli obiettivi raggiunti, attraverso aspetti misurabili.

Cos’è il report di Sostenibilità?

Il report di sostenibilità, noto anche come bilancio di sostenibilità o report ESG (Environmental, Social, and Governance), è un documento che descrive in dettaglio le pratiche e le performance di un’azienda in ambito ambientale, sociale e di governance.

Gli aspetti in questione rientrano nell’impegno allo sviluppo sostenibile inserito nell’Agenda 2030. A richiederlo con sempre maggiore intensità sono le filiere produttive, il sistema creditizio e i consumatori. Il report non è altro che uno strumento per “rendere trasparente” l’impegno delle imprese, ponendolo al centro di strategie aziendali e di modelli di business.

Questi report forniscono una panoramica delle strategie aziendali, delle iniziative e dei risultati ottenuti in relazione alla sostenibilità, offrendo una visione trasparente delle attività svolte e dei progressi raggiunti.

L’importanza e gli obiettivi del report di sostenibilità

Come anticipato, il principale obiettivo del report di sostenibilità è quello di comunicare in modo trasparente le performance dell’azienda. In particolare quelli relativi a tre ambiti chiave: ambientale, sociale e di governance.

In questo senso il report di sostenibilità è di notevole importanza per tutte le diverse tipologie di aziende. Lo strumento, in prima battuta, permette di aumentare la trasparenza, sia nei confronti dell’esterno che all’interno della realtà aziendale.

La costruzione del report di sostenibilità necessita dell’introduzione di parametri che rendano le azioni misurabili, così come i progressi ottenuti. Tale aspetto rende più facile anche l’adozione di scelte strategiche “data driven”, il monitoraggio e la verifica dei risultati ottenuti.

L’approccio in questione permette inoltre una migliore gestione dei rischi legati alla sostenibilità, a prevenzione di problemi futuri e a garanzia di una maggiore stabilità dell’azienda.

Lo strumento è particolarmente significativo anche in vista della compliance alle regole che saranno introdotte sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, dopo l’approvazione della relativa direttiva europea.

Anche in questo senso la finalità da perseguire è quella di consentire l’accesso da parte di investitori e stakeholder a un’informativa sulla sostenibilità che sia dettagliata, chiara, standardizzata.

La completezza, la trasparenza e la comparabilità dei dati sono favorite dalla creazione del report di sostenibilità.

Com’è composto il report di sostenibilità

La composizione del report di sostenibilità è una scelta cruciale per le aziende. La scelta degli standard appropriati, infatti, permette di valorizzare gli aspetti da presentare a investitori e stakeholder.

Esistono diversi standard e linee guida per i report di sostenibilità: il Global Reporting Initiative (GRI), il Sustainability Accounting Standards Board (SASB), il Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) e i principi ESRS (European Sustainability Standards).

Questi ultimi sono adottati dalla Commissione europea e redatti dall’EFRAG, l’European Financial Reporting Advisory Group.

Di particolare importanza sono i cosiddetti principi “Voluntary” che interessano le PMI. Al momento, salvo eccezioni, le PMI non hanno l’obbligo di adottare gli standard ESRS. Tuttavia l’utilizzo di tali principi potrebbe essere necessario nel medio termine. Chi inizia già da adesso ad “ragionare” su come adottare tali principi potrebbe avere vantaggi competitivi, aumentando il proprio valore grazie alle scelte sulle pratiche relative alla sostenibilità.

La scelta della compliance al VSME, Voluntary Standard for non-listed small and Medium Enterprise – undertakings, consiste nell’adozione dei principi predisposti dall’EFRAG specificamente per le piccole e medie imprese non quotate.

In un unico principio sono condensati gli elementi che permettono di strutturare un corretto report di sostenibilità, adattando tali principi alle dimensioni aziendali.

Al momento le indicazioni sono ancora bozza, con aggiornamento al mese di gennaio scorso. È tuttavia previsto un rendiconto annuale, da inserire in una sezione apposita della relazione sulla gestione.

Allo stesso modo è opportuno procedere in relazione al principio della doppia materialità. Si deve tenere in considerazione sia la rilevanza dell’impatto nei confronti di persone, ambiente, operazioni commerciali e questioni ambientali, sia la rilevanza finanziaria.

Il contenuto in bozza prevede tre moduli:

  • il Modulo Base, ovvero un requisito minimo, senza un’analisi di materialità, ma solo la resa di informazioni applicabili alle circostanze specifiche dell’impresa;
  • il Modulo descrittivo per le imprese che hanno formalizzato e implementato Politiche, Azioni e Obiettivi, ossia i “PAT”, “Plans, Actions and Targets”, in relazione alle questioni di sostenibilità, che, invece richiede un’analisi di materialità simile a quella indicata dai principi ESRS specifici;
  • il Modulo Partner Commerciali, che necessita di una preventiva analisi di materialità per stabilire le informazioni aggiuntive che rappresentano tipicamente i fabbisogni informativi richiesti da finanziatori, investitori e clienti aziendali anche in relazione alla redazione dei rispettivi report di sostenibilità.

Le Pmi non quotate e che non predispongono un bilancio Ias/Ifrs compliant hanno la possibilità di scegliere volontariamente di applicare gli ESRS. Quando sarà pubblicata la versione definitiva, potranno utilizzare il modello VSME ESRS.

Di fondamentale importanza è quindi l’integrazione dell’aspetto della sostenibilità nella strategia aziendale complessiva. Anche in questo caso gli aspetti da tenere in considerazione sono diversi.

In primo luogo, gli aspetti ambientali, relativi, ad esempio, a emissioni di gas serra, consumo di risorse naturali, gestione dei rifiuti, uso di energia rinnovabile, e iniziative finalizzate alla conservazione della biodiversità.

Ci sono poi gli aspetti sociali, ovvero relativi al benessere dei dipendenti, alla diversità e all’inclusione, alle condizioni di lavoro, al rispetto dei diritti umani e più in generale all’impatto delle attività aziendali sulle comunità locali.

Infine, si deve tenere conto degli aspetti di governance, ovvero relativi alla struttura dell’azienda, alla trasparenza e all’etica nel business, alla gestione dei rischi e alle pratiche di compliance.

La preparazione di un report di sostenibilità richiede una grande attenzione ai dettagli e un’attenta riflessione che metta al centro i soggetti obbligati e i contenuti necessari.

A determinare i soggetti obbligati sono le leggi e dai regolamenti nazionali e internazionali. Sono incluse aziende di varie dimensioni e settori con un impatto significativo sull’ambiente e sulla società. Tali aziende devono garantire trasparenza nel loro reporting e devono selezionare gli indicatori più rilevanti per misurare il proprio impatto ESG.

Proprio la scelta degli indicatori è l’aspetto più delicato perché è quello che permette di garantire la validità e l’affidabilità del report di sostenibilità. Gli indicatori dovrebbero essere rilevanti, misurabili, comparabili e significativi per gli stakeholder.

In tale scelta le aziende possono ottenere supporto dalle indicazioni fornite dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, CNDCEC, nel documento di studio dal titolo “Sostenibilità, governance e finanza dell’impresa” pubblicato l’8 maggio 2024 e relativo all’impatto degli ESG con particolare riferimento alle PMI.

I vantaggi del report di sostenibilità

Il report di sostenibilità è uno strumento essenziale per le aziende che desiderano dimostrare il loro impegno verso pratiche responsabili e sostenibili.

Fornisce infatti informazioni trasparenti e aiuta a gestire i rischi. I vantaggi sono però riscontrabili anche in termini di performance aziendale, riduzione dei costi. Infine non mancano vantaggi competitivi legati a nuove opportunità di business e un generale miglioramento delle relazioni con gli stakeholder.

Si tratta di benefici di lungo termine, che si raggiungono con il superamento delle difficoltà ad adottare uno strumento che non rientra in prescrizioni normative.

Adottare il report di sostenibilità aiuta a rendere concreti e dimostrabili i vantaggi della compliance agli obiettivi ESG. Sebbene non sia obbligatorio, infatti, non è detto che non lo diventi in futuro e in tal caso averlo adottato prima permette un passaggio più lineare e semplice.

Documentare le pratiche sostenibili messe in campo dalle imprese migliora anche le relazioni con consumatori, investitori e stakeholder, instaurando rapporti fondati sulla fiducia.

Il miglioramento reputazionale rende più facile l’accesso a investimenti e finanziamenti, che si traducono nella possibilità di una crescita più rapida dell’azienda.

Il monitoraggio basato su dati e su indici in grado di misurare l’impatto sull’ambiente delle scelte aziendali, così come i miglioramenti legati alle strategie, permettono anche un’ottimizzazione di consumi energetici e di risorse.

L’aspetto della sostenibilità è inoltre strettamente legato all’innovazione che può avere impatti positivi anche sull’organizzazione dell’impresa, creando valore nel lungo termine e rendendo l’azienda più pronta nel fronteggiare eventuali difficoltà o cambiamenti.

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